Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Trento, 24 gennaio 2013 Ha suscitato un certo stupore in Trentino-Alto Adige, ma ancor più a livello nazionale, la scelta dei Verdi sudtirolesi di dissociarsi dalla unanime decisione dei Verdi italiani (e trentini) di far parte della lista “Rivoluzione civile – Ingroia” (“Bürgerrevolution-Revoluzion zevila” nell’unico simbolo regionale trilingue). Questo giornale ne ha dato ripetutamente notizia, con un notevole rilievo nell’edizione di domenica 20 gennaio, che riferiva ampiamente della assemblea provinciale dei Verdi sudtirolesi tenutasi a Bolzano il giorno prima. Credo sia dunque opportuno informare i lettori del percorso che ha condotto a questa scelta, totalmente inedita nella storia dei Verdi italiani e soprattutto nella storia dei Verdi di questa regione, dove sono nati su iniziativa di Alexander Langer e mia (insieme a molti altri) all’inizio degli anni ’80. L’Alto Adige ha riportato queste dichiarazioni di Brigitte Foppa: “Abbiamo strappato con i Verdi di Trento e con i Verdi italiani. Mi sono dimessa dall’assemblea nazionale e usciremo dalla federazione. Ma abbiamo voluto garantire ai nostri elettori la presenza nella coalizione di centrosinistra per affermarci come forza di governo e non come frangia di opposizione. È un po’ come diventare grandi e andarsene da casa”. Mi sembrano francamente affermazioni troppo semplicistiche, fatte ai partecipanti ad una assemblea, che forse non erano stati informati dei passaggi precedenti. Che sono i seguenti, un po’ sconcertanti sotto il profilo della coerenza politica e della lealtà all’interno di una forza politica di cui si fa parte da circa trent’anni. Circa quattro mesi fa, a livello nazionale, Brigitte Foppa ha proposto agli “Eco-civici e Verdi europei”, del cui coordinamento italiano faceva parte, di stringere una alleanza con Grillo e il suo Movimento 5 stelle: non mi sembra si trattasse né di una proposta “di governo”, né tanto meno di un inserimento nella coalizione di centrosinistra. Quando, com’era del tutto prevedibile, Grillo ha risposto negativamente, lei ha commentato delusa con un “peccato!”, inviato a tutti gli altri membri del Coordinamento nazionale. Mentre per oltre tre mesi Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi, e io abbiamo cercato di trattare con il Pd di Bersani (con tre successivi incontri a Roma con Migliavacca) l’inserimento dei Verdi nella coalizione di centrosinistra, il co-portavoce nazionale degli “Eco-civici e Verdi europei”, Domenico Finiguerra, eletto da appena un mese, ha dato le sue dimissioni per protestare contro qualunque ipotesi di alleanza col Pd e con Sel. E Brigitte Foppa ha solidarizzato con lui, contro Bonelli e me stesso. Quando il 28 dicembre Migliavacca ci ha comunicato il no definitivo ad una nostra partecipazione alla coalizione di centrosinistra e il 29 dicembre Bonelli ha accettato conseguentemente l’invito di Antonio Ingroia di far parte della lista “Rivoluzione civile” (d’accordo con l’intero Coordinamento nazionale), il giorno successivo Brigitte Foppa ci ha invitato ad una riunione a Bolzano per comunicarci la decisione dei Verdi sudtirolesi di accettare la proposta di Sel di inserire un loro candidato nella lista regionale di quel partito, subito dopo il capolista Vendola. Noi siamo rimasti letteralmente allibiti, visti i comportamenti politici precedenti, sopra ricordati, che oscillavano tra una ipotetica alleanza con Grillo e un rifiuto di rapporti col Pd e con Sel, mentre Bonelli e io (e tutto il gruppo dirigente dei Verdi) avevamo cercato fino all’ultimo di entrare a far parte a pieno titolo (e non in modo surrettizio) del centrosinistra. C’è un’unica spiegazione per questo incredibile modo di rapportarsi con i Verdi trentini e italiani (che il 5 gennaio a Roma hanno confermato all’unanimità, nel Consiglio federale, la scelta di far parte della lista “Rivoluzione civile”): la volontà di approfittare di un’occasione ipotetica per eleggere comunque un proprio deputato a Roma, a prescindere da qualunque coerenza politica, cosa che sarebbe stata comunque possibile anche con una candidatura unitaria (da noi proposta) all’interno della lista Ingroia (io stesso sono stato eletto per due volte, nel 1992 e nel 2006, con i Verdi regionali attraverso il sistema proporzionale prima e il “Porcellum” dopo, mentre nel 1987 anche il bolzanino Gianni Lanzinger era stato eletto alla Camera con i Verdi regionali). Personalmente ho vissuto questa scelta dei Verdi sudtirolesi come una lacerazione profonda e come una totale mancanza di solidarietà politica, dopo decenni di collaborazione e di sostegno reciproco. Vorrei ricordare che, alle elezioni europee (con una circoscrizione molto ampia, quella del Nord-est, che comprende quattro regioni) abbiamo sempre sostenuto e contribuito ad eleggere un candidato sudtirolese: nel 1989 e 1994 Alexander Langer, nel 1999 Reinhold Messner, nel 2004 Sepp Kusstatscher, sostenuto insieme a Renate Holzeisen anche nel 2009, quando però non venne superato il quorum nazionale del 4% introdotto all’ultimo momento per quelle elezioni). Mi sono chiesto in queste settimane, e mi chiedo tuttora, se mai una scelta del genere sarebbe stata possibile con Alexander Langer vivente, col quale abbiamo sempre collaborato in piena sintonia e in piena solidarietà reciproca. I tempi sono cambiati evidentemente, anche per i Verdi sudtirolesi, e sull’altare di una candidatura si è potuto sacrificare una storia trentennale di impegno comune e di cooperazione leale. Mi chiedo, con grande amarezza, se ne valesse la pena e quali saranno gli esiti futuri, ad esempio alle elezioni europee dell’anno prossimo. Langer sapeva abbattere i muri e gettare ponti di dialogo ovunque. In questo caso mi sembra che i Verdi sudtirolesi abbiano tirato su in modo irresponsabile un nuovo muro a Salorno, dove vent’anni fa manifestavamo con Alex all’insegna del “Senza confini – Ohne Grenzen”. Marco Boato
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MARCO BOATO elezioni |
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